Fino a sabato 22 marzo il Teatro Libero di Milano propone Notti Bianche, sottotitolato 'Concerto per un Sognatore dedicato ai ricordi di un sognatore'. Da un’idea di Marinella Anaclerio, Flavio Albanese ha scritto la drammaturgia, dirige e interpreta lo spettacolo con accompagnamento musicale. A Milano c'è il bravo chitarrista Roberto Parmeggiani a fare da colonna sonora ad una storia scritta nel 1848 da un giovane Fëdor Dostoevskij. Considerato uno dei massimi romanzieri russi di tutti i tempi, diede a questo racconto il nome dal periodo dell'anno noto col nome di 'notti bianche' in cui nella Russia settentrionale, e in particolare dalle parti di San Pietroburgo, il sole tramonta solo dopo le 10 di sera.
Un uomo dalla vita comune, un impiegato, passa le serate in solitudine a passeggiare, fantasticando. Una sera incontra una ragazza e s'innamora subito di lei. Riuscirà a parlarle, a sapere che lei aspetta un uomo che le ha promesso di tornarei e tra i due sembra nascere un sentimento che la ragazza ha tentato di impedire. Quando, dopo quattro serate di incontri, giunge l'uomo tanto atteso, lei gli corre incontro e lascia con un veloce abbraccio l'omino sognatore. La storia è raccontata tutta in prima persona e così fa Flavio Albanese, con una voce che coinvolge e una capacità di rendere emozioni e sentimenti. Il pubblico resta ammutolito, poi si entusiasma. 'Notti Bianche' ha già girato un po' e prossimamente andrà a L’Aquila e a Trento. Lui, aria pacifica ma sguardo deciso, sorriso innocuo ma voce profonda, ha gentilmente risposto ad alcune domande.
Come descriveresti 'Notti bianche'?
Sono quello che racconta, non ci sono personaggi. C’è uno che racconta e non si sa bene se ha sognato, se ha vissuto, se la storia gliel'ha raccontata qualcun altro. Come in certi momenti della vita in cui ti ricordi delle cose, non sei sicuro e ti chiedi ‘Ma l’ho sognato? E’ successo veramente?’ Con gli anni, il ricordo si confonde con la fantasia. Prendi un sogno e vuoi metterlo nella realtà... Il sogno fa come una bottiglia nelle mani di un ubriacone: scompare, evapora.
Perché musicarlo col jazz?
Il jazz… Perché il mio modo di recitare parte da pochi temi: tempo, ritmo, tema, improvvisazione. Per me è naturale recitare così, ecco perché ho inserito questa musica. Le parole in sè sono dei significati ma qua la questione è il significante. E’ il suono che ha la parola, ciò che conta. Non è la parola che ha il suono perché il suono determina il verbo, fin dal principio. Si sente quando un suono significa molto più del significato della parola pronunciata, ascoltandone il suono.
E' bello ascoltarti. E' per questo reciti con estrema enfasi?.
Questo ricorda molto quello che diceva Carmelo Bene e so che è ridicolo da parte mia mettermi a paragone suo. Però, se non guardiamo la luna ma ci fermiamo al dito, non si vedrà mai nulla. Agli dei bisogna farsi simili, non agli uomini dabbene. Mi riferisco a Carmelo Bene, che per me è un dio. E’ il suo suono che è fantastico, come il suono di un jazzista, Roberto Parmeggiani, che è una delle chitarre più interessanti nel panorama d’oggi.
Che significa secondo te che la ragazza della storia ha letto a voce alta alla nonna i romanzi di Walter Scott?
Leggere Walter Scott è come chi oggi guarda la tv e tifa per gli Amici della Maria. Non ha pensieri né cultura. L’amore del sognatore invece va al di là. 'Il realismo non può essere recitato in maniera realistica, perché la realtà umana è incomprensibile all’uomo'. Lo ha detto Dostojevski con la voce di Carmelo Bene ne 'L’intervista impossibile’, che passa all’inizio del mio spettacolo.
Ti sembra una storia triste?
Dostoevskij fa il sognatore così disperato, eppure alla fine gli fa dire: ‘Ma un solo attimo di felicità non è sufficiente per tutta una vita?'. E' sublime.
Dove porti Notti bianche? Cosa farai dopo?
Sto preparando anche un altro spettacolo.
Quale?
Te ne do una traccia: ‘Tutto il resto è silenzio’.
La battuta è di Amleto, ovvero Shakespeare. Ma io voglio sapere: preferisci il mestiere di monologhista?
Per molti anni ho avuto una compagnia, con Marinella Anaclerio e tanti altri siamo stati in Italia e all'estero, in Iran, Kenya, Etiopia, Nicaragua... La nostra è stata la prima compagnia che ha recitato in burka 'La locandiera' di Goldoni in Iran. Ti giuro! Ma adesso ho scelto una strada in cui io voglio raccontare delle cose alla gente. Come queste.
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